Siamo alla fine dei gloriosi anni ’90.
Al Pacino, classe ’40, è probabilmente all’apice della sua carriera.
Per lui tre ruoli che vengono ricordati da tutti i fan dell’attore italo-americano il gangster Benjamin “Lefty” Ruggiero in ‘Donnie Brasco’, Satana ne ‘L’avvocato del diavolo’ e l’allenatore Tony D’Amato in ‘Ogni maledetta domenica – Any Given Sunday’.
E proprio di quest’ultimo film (uscito nel 1999 con la regia di Oliver Stone etratto da un romanzo del giocatore dell’NFL Pat Toomay) vigliamo parlare brevemente quest’oggi.
Un film che vede la rinascita del coach Tony D’Amato, interpertato proprio da Al Pacino e doppiato nella versione italiana da Giancarlo Giannini (che di Al Pacino a lungo è stato la voce), e che passa attraverso un snodo chiave della stagione.
Snodo chiave in cui il coach chiama a raccolta il gruppo, esortandolo a lottare come collettivo.
Un discorso che riecheggia nella mente di tutti gli appassionati di cinema e di sport.
Un discorso valido nel film ma valido in qualsiasi contesto in cui il collettivo ha da emergere (e il collettivo ha da emregere pressoché in qualsiasi contesto in cui più gente collabora per uno stesso fine).
Ogni maledetta domenica, il monologo di Al Pacino
Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?
Ogni maledetta domenica, la versione originale del monologo
Per non farci mancare niente, di seguito, la versione originale del monlogo (tratto – usiamo il titolo originale del film – da ‘Every Given Sunday’).
I don’t know what to say, really. Three minutes to the biggest battle of our professional lives. All comes down to today. Either, we heal as a team, or we are going to crumble. Inch by inch, play by play. Till we’re finished. We are in hell right now, gentlemen. Believe me. And, we can stay here and get the shit kicked out of us, or we can fight our way back into the light. We can climb outta hell… one inch at a time. Now I can’t do it for you, I’m too old. I look around, I see these young faces and I think, I mean, I’ve made every wrong choice a middle-aged man can make. I, uh, I’ve pissed away all my money, believe it or not. I chased off anyone who’s ever loved me. And lately, I can’t even stand the face I see in the mirror. You know, when you get old, in life, things get taken from you. I mean, that’s… that’s… that’s a part of life. But, you only learn that when you start losing stuff. You find out life’s this game of inches, so is football. Because in either game, life or football, the margin for error is so small. I mean, one half a step too late or too early and you don’t quite make it. One half second too slow, too fast and you don’t quite catch it. The inches we need are everywhere around us. They’re in every break of the game, every minute, every second. On this team we fight for that inch. On this team we tear ourselves and everyone else around us to pieces for that inch. We claw with our fingernails for that inch. Because we know when we add up all those inches that’s gonna make the fucking difference between winning and losing, between living and dying! I’ll tell you this, in any fight it’s the guy whose willing to die whose gonna win that inch. And I know, if I’m gonna have any life anymore it’s because I’m still willing to fight and die for that inch, because that’s what living is, the six inches in front of your face. Now I can’t make you do it. You’ve got to look at the guy next to you, look into his eyes. Now I think you going to see a guy who will go that inch with you. Your gonna see a guy who will sacrifice himself for this team, because he knows when it comes down to it your gonna do the same for him. That’s a team, gentlemen, and either, we heal, now, as a team, or we will die as individuals. That’s football guys, that’s all it is. Now, what are you gonna do?