Una nuova tecnologia potrebbe riuscire a decontaminare l’area di Chernobyl in tempi estremamente più brevi rispetto a quelli prospettati fino ad oggi. Si tratta della Nucleus Separation Passive System, individuata con la sigla NSPS, realizzata grazie alla collaborazione tra Exlterra – un’azienda svizzera che ha come obiettivo la produzione di soluzioni tecnologiche sostenibili – e la State Specialized Enterprise Ecocentre (SSE Ecocentre), un’impresa statale ucraina che ha il compito di monitorare le radiazioni nell’area di Chernobyl.
Proprio grazie all’utilizzo della NSPS, i livelli di contaminazione da radiazioni sul suolo di un ettaro circa sono stati ridotti del 37% nel periodo compreso tra novembre 2019 e settembre 2020; nello stesso periodo è stato possibile osservare una riduzione dei livelli di contaminazione nell’aria del 47%, sempre prendendo come riferimento lo stesso ettaro.
Fino ad oggi, gli esperti erano concordi nel ritenere che sarebbero serviti 24.000 anni per decontaminare l’intera zona dove è avvenuto il disastro nucleare nell’aprile del 1986. Tuttavia, se questi dati verranno confortati da ulteriori test, la tecnologia NSPS di Exlterra permetterebbe di ridurre tale periodo a soli 5 anni, il tutto senza utilizzare sostanze chimiche o materiali che potrebbero danneggiare l’ambiente.
La tecnologia, infatti, si avvale esclusivamente dei positroni, particelle ad alta velocità chiamate a rompere i legami che tengono insieme gli isotopi radioattivi. Il positrone entra in contatto con l’isotopo radioattivo e si ricongiunge con un elettrone, annichilendo di fatto la materia radioattiva nella sua materia originale. Un procedimento che verrebbe condotto sotto la superficie, in totale sicurezza, impedendo il rilascio di radioattività nel suolo o nell’aria.
“Siamo sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo a lungo termine di riportare la zona ai livelli di base o naturali cinque anni dopo il completamento dell’installazione”, ha affermato Frank Muller, CEO di Exlterra. Una prospettiva condivisa anche dal presidente e CTO dell’azienda svizzera, Andrew Niemczyk.
“La tecnologia NSPS – spiega Niemczyk – sfrutta le fonti energetiche rinnovabili presenti in natura per accelerare notevolmente il naturale processo di decomposizione dei contaminanti nel suolo. È questo ciò che rende unica questa invenzione: utilizza le energie naturali per risolvere l’inquinamento industriale senza ricorrere a sostituti chimici o manipolazioni del suolo”.
Una soluzione che potrebbe essere impiegata anche in altre zone particolarmente problematiche, come ad esempio l’area di Fukushima, in Giappone.