Chiunque abbia visto almeno una volta il film Alive – Sopravvissuti, che racconta la storia vera del disastro aereo delle Ande del 1972 con alcuni componenti di una squadra di rugby uruguaiana costretti a mangiare le membra dei deceduti per sopravvivere, si sarà chiesto che sapore potesse avere la carne umana.
D’altronde il cannibalismo – che risale già dai tempi dell’uomo di Neanderthal – non è un evento così raro nella storia. Non sono mancati serial killer che amavano divorare le loro vittime dopo averle assassinate. Nel 1981 il killer giapponese Issei Sagawa uccise una collega universitaria e mangiò sette chili di carne del suo corpo.
L’assassino riferì successivamente che il tessuto delle natiche “si scioglie in bocca come il sashimi al tonno fresco”, mentre disse di non aver apprezzato molto i fianchi, ritenuti “insipidi”.
Secondo un altro serial killer, Armin Meiwes – meglio conosciuto con l’appellativo di “cannibale di Rotenburg” – la carne umana ha un sapore simile a quella di maiale: “E’ leggermente più amara, più sostanziosa”, ha detto l’uomo che nel 2001 ha cucinato e mangiato un essere umano, salvo poi diventare vegetariano in carcere.
Al di là dell’opinione di questi barbari assassini, anche gli studiosi non hanno la stessa impressione sul sapore della carne umana. Ad esempio, per l’antropologo statunitense Tobias Schneebaum avrebbe un sapore dolciastro, mentre per altri saprebbe di pollo.
Di certo l’assunzione di carne umana non fa bene alla salute e fa anche ingrassare: lo spiega James Cole, ricercatore dell’Università di Brighton, nel Regno Unito. Si tratta, infatti, di una carne scarsamente nutriente, dato che la metà delle calorie complessive contenute in un maschio adulto – poco più di 80.000 – viene garantita dai tessuti adiposi.