Ci troviamo a Old Bridges, in New Jersey. Il piccolo comune americano di 67.000 abitanti è stato sconvolto qualche giorno fa dal ritrovamento di centinaia di chili di pasta cotta vicino ad un fiume.
Nina Jochnowitz, un abitante del luogo, ha raccontato al New York Times della sua straordinaria scoperta. All’interno del Veterans Park la donna ha rinvenuto centinaia di chili di pasta già cotta, tra cui spaghetti, noodles e maccheroni. La scoperta ha messo subito in allerta tutta la comunità e sono partite le indagini per scoprire il responsabile di questo gravissimo atto, soprattutto per l’ambiente circostante.
Un così grande numero di chili di pasta cotta può portare, infatti, ad un impatto molto negativo alle acque del torrente e dei flussi d’acqua in generale. L’amido contenuto all’interno della pasta può infatti modificare pesantemente il PH dell’acqua del fiume ed è per questo consigliabile bonificare le acque dopo aver rimosso i chili di pasta.
Cosa ci fanno chili di pasta sulle sponde di un fiume?
Ma chi può essere stato l’artefice di questa assurda azione? Le indagini sono ancora in corso e, oltre al danno ambientale, si pensa anche allo spreco di tutta quella pasta che avrebbe potuto sfamare ben più di una persona. Il primo sospetto, anche se poi subito scartato, è stato il proprietario di un ristorante italo-americano nelle vicinanze. Anthony Esposito, il proprietario del locale, ha però subito respinto le accuse scrivendo sui social: “Dal mio ristoarnte non è mai uscito nemmeno un maccarone“.
La storia ha fatto subito il giro dell’internet e adesso si parla di questo evento addirittura come il “Great Pasta-gate of 2023“, una delle storie più incredibili degli ultimi anni.