Il problema delle specie esotiche invasive in Italia è una questione che coinvolge tutto il territorio nazionale, sollevando una serie di interrogativi e proponendo soluzioni non sempre efficaci. Tra disinformazione, regolamentazioni mancate e strutture inadeguate, ecco cosa è importante conoscere.
Chiunque possieda una tartaruga d’acqua potrebbe essersi trovato in questa situazione. Forse l’ha acquistata prima che fossero introdotte regolamentazioni sulle specie esotiche, o forse gli è stata regalata in tempi passati, ritrovata da qualche parte lungo un fiume, comparsa improvvisamente nel prato di una casa di campagna o vista vagare in un giardino pubblico. Queste creature, sebbene apparentemente innocue, rappresentano una minaccia ambientale.
Le tartarughe palustri americane, ad esempio, rientrano tra le specie esotiche invasive e figurano nell’elenco delle 100 specie più dannose redatto dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Questi rettili simpatici, ma voraci, resistenti e altamente adattabili al clima italiano, costituiscono una minaccia significativa per la biodiversità. La loro diffusione è spesso causata da abbandoni o evasioni da giardini privati non adeguatamente recintati.
Il problema si complica ulteriormente a causa di una vasta ignoranza riguardo alle leggi e alle normative che dovrebbero regolare la presenza di queste tartarughe in Italia e ai rischi connessi a una custodia non attenta. Tra la mancanza di informazioni, strutture inadeguate e la scadenza dei termini per la denuncia, emerge un quadro complesso. Il Decreto Legislativo del gennaio 2018, finalizzato al controllo e al divieto di introdurre specie esotiche dannose, ha incluso le tartarughe palustri americane tra le specie soggette all’obbligo di denuncia. Tuttavia, la disinformazione persiste nonostante una proroga dei termini nel agosto 2019.
Il problema dell’abbandono non solo è illegale ma può causare sofferenze agli animali e danni all’ambiente. Ad esempio, la Trachemys scripta, oltre a minacciare la biodiversità, può interagire negativamente con specie autoctone come la Emys orbicularis, la testuggine palustre europea. Nonostante la necessità di denunciare la detenzione di queste tartarughe, si verifica un vuoto informativo, e la sanzionabilità di chi non ha effettuato la denuncia è un problema crescente. È importante sottolineare che l’abbandono è vietato e che non vi è alcuna proroga certa per la denuncia al momento.
La riproduzione di queste tartarughe deve essere impedita, ma la mancanza di centri regionali per il ritiro degli esemplari trovati in libertà complica la gestione del problema. Come riportato nelle “Raccomandazioni per la corretta detenzione degli animali da compagnia appartenenti a specie esotiche invasive di rilevanza unionale”, la riproduzione va impedita con mezzi idonei. La situazione è resa ancora più difficile in regioni come la Lombardia, dove la creazione di centri di raccolta regionali obbligatori è ancora in sospeso.