Sarà capitato a tutti, almeno una volta, di ascoltare una canzone e non riuscire più a toglierla dalla testa. Molto spesso capita quando siamo impegnati a fare altro, ad esempio mentre siamo in bagno o facciamo colazione, oppure guidiamo l’auto. Proprio nei momenti in cui il cervello è meno impegnato in processi emozionali e quindi più ‘vulnerabile’, la canzone entra in testa e non ne esce più.
Si tratta ovviamente di una situazione temporanea, oltre che innocua, che si scatena soprattutto in periodi di stress o di poco riposo che porta il cervello a lasciarsi andare a schemi ripetitivi. Esiste un termine per individuare questo aspetto, ovvero ‘earworm’, un vero e proprio tarlo che si annida in testa. Per quanto tempo? Più o meno finché dura l’importanza emotiva del brano. L’earworm, di fatto, va ad attivare le connessioni neurali rimaste in stand-by o a riposo durante la notte e ci porta a canticchiare o ad ascoltare con la mente il brano.
Alcuni studi hanno messo in evidenza anche che ci sono delle caratteristiche che favoriscono l’earworm. Ad esempio, i brani con ritmi veloci, intervalli non comuni come ripetizioni e salti e una melodia comune sono tutti requisiti che facilitano l’assorbimento del brano da parte del nostro cervello.
Un fenomeno, quello dell’earworm che andrebbe a colpire il 98% delle persone, con leggera maggioranza nelle donne.
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