Oltre a tutte le opere scultoree di Jopsep Maria Subirachs, i visitatori della Sagrada Familia sono spesso sorpresi di poter ammirare al suo interno anche un curioso quadrato con al suo interno una serie di numeri. Ma di cosa si tratta esattamente?
Quello è in realtà un cosiddetto quadrato magico, cioè una serie di numeri disposti su una griglia quadrata in modo che ogni colonna, ogni riga e ogni diagonale dia sempre la stessa somma, chiamata “costante magica“.
Quest’ultima dipende sempre dalla somma dei numeri utilizzati all’interno della griglia, la quale non può essere di dimensione inferiore a 3×3. Ad esempio, in un quadrato magico 3×3 in cui la somma dei numeri 1+2+3+4+5+6+7+8+9 è 45, ogni riga, colonna e diagonale somma 45/3 = 15; in un quadrato magico 4×4, in cui la somma di tutti i numeri da 1 a 16 è 136, la costante magica è 136/4 = 34. Per un quadrato 5×5 la costante è 65, e così via.
Il quadrato magico della Sagrada Família, però, è 4×4 e non soddisfa queste condizioni iniziali di base. Da un lato, non ha tutti i numeri da 1 a 16 (mancano il 12 e il 16) e alcuni numeri sono ripetuti. D’altra parte (e qui sta la chiave simbolica), la costante magica non è 34 ma 33.
Subirachs ha preso un quadrato magico già esistente, dall’incisione Melencolia I del pittore tedesco Albrecht Dürer, e lo ha adattato, ripetendo i numeri 14 e 10 al posto di 12 e 16, per far sì che la somma sia 33, l’età di Gesù quando morì ma anche un numero importante all’interno della simbologia massonica internazionale.
Tuttavia, l’incisione di Dürer è stata un punto di partenza molto importante per Subirachs. Oltre a ottenere la costante magica sommando le righe, le colonne e le linee diagonali, essa può essere ottenuta anche con molte altre combinazioni. Allo stesso modo, l’autore ha aggiunto una sorta di firma personale: i due numeri al centro della riga inferiore, 15 e 14, rappresentano l’anno di realizzazione dell’opera.
Anche la piazza della Sagrada Família presenta alcune di queste caratteristiche e, quindi, oltre alle righe, alle colonne e alle diagonali, ci sono molte altre combinazioni che si sommano alla costante magica del 33.
Inoltre, nel quadrato magico della Sagrada Família, c’è anche una sorta di firma subliminale nascosta: sommando i numeri che si ripetono e guardando la loro corrispondenza nell’alfabeto romano, si ottiene la sigla INRI. La sigla INRI significa Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (Gesù di Nazareth Re dei Giudei).
Il quadrato magico è stato documentato per la prima volta già nel terzo millennio a.C. nell’antica Cina. Secondo la leggenda, le offerte dovevano essere inserite in una griglia 3×3 per calmare gli dei irati. Combinazioni simili sono note anche nella cultura indiana, egiziana, araba e greca e le varie civiltà hanno attribuito proprietà astrologiche e divine a questi quadrati, spesso rappresentati su talismani legati al sole, alla luna e ai pianeti del nostro sistema solare. Nel mondo occidentale sono stati introdotti nel XIV secolo dagli arabi e dal monaco greco Moschopoulos. Da allora, hanno attirato grandi matematici come Pascal, Leibnitz ed Eulero, che hanno dedicato loro diverse opere nonostante il fatto che non abbiano un uso conosciuto.
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