Cultura

Chi era Carmelo Bene? | Alla scoperta dell’ultimo simbolo di libertà artistica

Carmelo Bene è stato un attore, regista, scrittore e intellettuale italiano noto per la sua personalità eccentrica e anticonformista. Nato il 1º settembre 1937 a Campi Salentina, una cittadina della provincia di Lecce, Bene crebbe in una famiglia di modesti industriali del tabacco.

Dopo aver frequentato la scuola degli Scolopi di Campi Salentina, dove era critico con i suoi insegnanti, definiti in seguito “incompetenti in teologia, bestemmiatori e pedofili” nella sua autobiografia, Carmelo Bene completò gli studi classici presso il Collegio Argento dei Padri Gesuiti di Lecce. In seguito, si trasferì a Roma per intraprendere la carriera artistica.

Bene era noto per la sua personalità anticonformista e la sua arte sperimentale. Ha rivoluzionato il teatro italiano degli anni ’60 e ’70 con spettacoli che mescolavano performance, teatro, cinema e poesia. I suoi lavori erano spesso provocatori e controcorrente, come dimostrato dal suo spettacolo del 1965 intitolato “Nostra Signora dei Turchi“, che suscitò scandalo per la sua rappresentazione blasfema di un crocifisso.

Nel corso della sua carriera, Bene ha recitato in diversi film, tra cui “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, e ha pubblicato numerosi libri, tra cui raccolte di poesie, romanzi e saggi.

Ma chi era davvero Carmelo Bene? Carmelo Bene è stato l’ultimo simbolo di libertà artistica e anticonformista. Il modo di esprimere i suoi pensieri con le parole, che a volte sfociavano in una follia dialettica, era talmente travolgente ed esuberante che spesso il personaggio finiva per fagocitare la persona stessa nel corso di una una sola frase. Eppure, ogni volta che iniziava a parlare, la gente rimaneva come incantata dal suo modo forbito, elegante ma allo stesso tempo rude, di esprimere i suoi pensieri riguardo alla società in cui viveva.

La libertà di espressione professata, e certamente vissuta, di Carmelo Bene male si sposa, credo, a ciò che noi oggi definiamo tale. Non si tratta tanto del linguaggio aureo e sibillino utilizzato da Bene e nemmeno della sua sconfinata cultura confrontata a quella degli “artisti” di oggi. Quanto più la differenza si nota nell’utilizzo della libertà di espressione di Bene per esprimere un concetto, per quanto criticabile e criticato, in confronto all’utilizzo della libertà di espressione di oggi, che sembra voler semplicemente “celebrare” l’esistenza della libertà di espressione stessa, senza fissare ad essa una critica, un concetto, un pensiero più “profondo”.

pardino

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