Chissà quanti ricordano “Il coccodrillo come fa?”, il brano del Piccolo Coro dell’Antoniano presentato nel 1993 in occasione della 36esima edizione dello Zecchino d’Oro.
“Non c’è nessuno che lo sa”, e in effetti non lo sanno nemmeno gli alunni della classe IV C dell’Istituto comprensivo Sammichele di Bari, che si sono rivolti alla Treccani per conoscere il termine esatto del verso del coccodrillo.
Nella spiegazione, pubblicata sul proprio sito, la Treccani precisa che nessuno in Italia si è mai preoccupato troppo del verso del coccodrillo, dato che non è un animale che si tende a portare al guinzaglio o che vive nelle nostre abitazioni.
Eppure anche il coccodrillo emette dei suoni, ed è per questo che il creatore del blog “Una parola al giorno” ha voluto dar loro un nome. I grandi rettili fanno principalmente due versi, ovvero sibilano e ruggiscono.
“Non è un sibilo da biscetta, è un bel soffio – spiega il creatore del blog – mentre il ruggito è da moto di grossa cilindrata, basso, non tenorile come quello dei felini”.
In più, viene precisato che i piccoli di coccodrillo “fanno suoni più difficilmente descrivibili, ora sembrano cinguettii, ora vagiti, ora suoni elettronici”.
Il creatore del blog sottolinea inoltre che la parola trimbulare, talvolta usata per indicare il verso del coccodrillo, è in realtà un’invenzione non registrata da alcun dizionario.
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