Leonardo da Vinci, l’uomo che nel Rinascimento sapeva fare tutto – pittore, ingegnere, anatomista, visionario e persino profetico influencer del XXI secolo. Infatti, è sempre stato considerato una figura irripetibile e a distanza di seicento anni, una squadra di genetisti e genealogisti, è riuscita in un’impresa titanica: trovare i discendenti maschi viventi della famiglia da Vinci.
Sì, avete letto bene. Leonardo – che notoriamente non ha avuto figli – ha ancora dei parenti stretti in giro. E no, non si tratta di qualche artista stravagante con la barba a punta che gira per Firenze in tunica di lino. Parliamo di signori normali, molto vivi e per nulla consapevoli, fino a poco tempo fa, del proprio illustre cromosoma Y.
Genio è chi il genio lo fa (per DNA)
Secondo quanto riportato nel libro Genìa Da Vinci, curato da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, sei uomini sono stati identificati come portatori dello stesso cromosoma Y. Di questi, cinque sono ancora in vita. L’età varia tra i 40 e i 90 anni, come a dire che il gene del genio non fa discriminazioni anagrafiche, anche se uno di loro – il mitico Dalmazio Vinci – è diventato l’anziano portabandiera di questa stirpe postuma.
E dove vivono i diretti eredi del cognome più famoso del Rinascimento? Non a Vinci, paradossalmente. Risiedono in placidi comuni toscani come Montelupo Fiorentino, Lastra a Signa e Forte dei Marmi. Il che ci rassicura: il DNA del genio ha scelto comunque il buon vino, la ceramica e le spiagge vip.
L’arte di scoprire parenti illustri (senza fare la fila all’anagrafe)
Il percorso che ha portato a questa scoperta ha del detective scientifico: un mix tra CSI: Rinascimento e Chi l’ha visto? in versione paleo genomica. Gli studiosi, guidati da David Caramelli e Elena Pilli dell’Università di Firenze, hanno scavato nei registri parrocchiali, consultato archivi polverosi e analizzato ossa.
Le analisi genetiche si sono concentrate sul cromosoma Y, quello non varia da padre in figlio. Il tutto per provare, un giorno, a confrontare il profilo genetico dei discendenti con i resti attribuiti a Leonardo stesso. Al momento, tra le ossa riesumate nella chiesa di Santa Croce a Vinci, c’è almeno un frammento sospetto che potrebbe appartenere a un avo molto prossimo del Maestro.
Il gene del genio: si eredita o si coltiva?
La domanda ora è: che cosa ci facciamo con questi discendenti? Sono artisti? Inventori? Almeno un po’ bravi con la colla a caldo? Per ora, pare di no. Nessuno di loro sapeva nulla della prestigiosa ascendenza, e nessuno sembra intento a costruire ali meccaniche nel garage o a dipingere Monne digitali. Eppure, sapere che il gene del genio scorre ancora in alcune vene toscane è un dettaglio che fa sorridere. O riflettere. O entrambe le cose.
Certo, sarebbe stato più spettacolare scoprire che uno dei discendenti era diventato un artista contemporaneo famoso, magari un certo “Leo Vinci” che espone istallazioni fatte di droni e vernice fluorescente. Ma la realtà è più sobria e più umana: cinque signori con una vita normale, che si sono ritrovati addosso un’eredità straordinaria. E forse, in fondo, è proprio questo il dettaglio più leonardesco di tutti.
Del resto, anche Leonardo passò inosservato per anni prima che il mondo si accorgesse del suo genio. Che i suoi discendenti toscani facciano lo stesso percorso, magari solo un po’ più in sordina? Intanto, noi aspettiamo fiduciosi.
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