I ftalati, sostanze tossiche nella plastica, possono danneggiare cuore e ormoni. Scopri come ridurne l’esposizione con semplici abitudini.
Pochi sanno che oggetti comunissimi come contenitori per alimenti, cosmetici, shampoo e giocattoli per bambini possono contenere ftalati: composti chimici usati per rendere la plastica più flessibile. Eppure, secondo uno studio recentemente pubblicato su eBioMedicine, l’esposizione a uno di questi ftalati — il DEHP — ha contribuito a oltre 356.000 morti per malattie cardiovascolari nel 2018 tra le persone di 55-64 anni in tutto il mondo. (Altro che effetti collaterali del vaccino: in questo caso la correlazione è chiara e siamo tutti in pericolo).
Oltre a danneggiare il cuore, gli ftalati possono alterare i livelli ormonali, ridurre la fertilità maschile, e sono sospettati di provocare difetti congeniti, obesità infantile e tumori.
Come avviene l’esposizione agli ftalati (e come ridurre il rischio)?
Gli ftalati si trovano ovunque: in tubi di PVC, pavimenti in vinile, imballaggi alimentari, vestiti, detergenti e persino nei profumi e cosmetici. Si assorbono attraverso la pelle, si respirano nell’aria domestica o si ingeriscono tramite alimenti che hanno toccato la plastica.
Sebbene evitare del tutto i ftalati sia difficile, alcune abitudini quotidiane possono ridurre significativamente il contatto con queste sostanze:
Non riscaldare cibo in contenitori di plastica: il calore facilita il rilascio di sostanze chimiche nocive.
Scegliere contenitori in vetro, acciaio o ceramica per conservare gli alimenti.
Evitare cosmetici e detergenti profumati: le fragranze sintetiche spesso contengono ftalati.
Limitare il consumo di cibi ultraprocessati, spesso contaminati da plastica durante la lavorazione.
Evitare plastica con i numeri di riciclo 3, 6 e 7, che possono contenere ftalati.
Lavare spesso le mani, soprattutto prima di mangiare, per rimuovere residui chimici.
Non usare deodoranti per ambienti: possono contenere ftalati volatili.
Secondo la ricerca, l’azione principale da attuare è legata alle abitudini in cucina: ridurre l’uso di plastica in cucina è infatti una delle misure più efficaci.
I ricercatori hanno anche stimato che i decessi legati hanno agli ftalati hanno un costo economico di tutto conto e, nel caso degli States dove è stata effettuata la rierca, potrebbero costare oltre 40 miliardi di dollari ogni anno in termini di produttività economica persa. D’altra parte la portata del problema è globale, con un impatto sanitario e ambientale significativo, in particolare nei paesi con scarsi sistemi di controllo chimico.
Cosa fare? Se, come abbiamo visto, gli ftalati sono presenti in moltissimi oggetti di uso comune, c’è una cosa che possiamo e dobbiamo fare: agire con una maggiore consapevolezza e attuare alcune semplici modifiche alle abitudini quotidiane che possono ridurre significativamente l’esposizione e i rischi per la salute.