Uno studio analizza come varia la felicità con l’età. Ebbene sì, pare che la vita sia davvero un pendolo (citando Schopenhauer).
“La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia”. Diceva così, quel preso bene di Arthur Schopenhauer.
Dal canto nostro, qui su HappyChannel, cerchiamo di trovare spunti per essere gioiosi: robe del passato che ci ricordano bei momenti, suggerimenti per mantenerci in salute e in forma e buone notizie in assoluto.
Ma non siamo qui per parlare di noi, né di Schopenhauer, bensì della felicità da un punto di vista scientifico: uno studio pubblicato circa due anni fa sulla rivista Psychological Bulletin ha provato a rispondere a un quesito davvero complicato: esiste un’età in cui siamo davvero più felici? Ebbene, pare che Schopenhauer avesse ragione.
La felicità secondo la scienza: uno studio su quasi mezzo milione di individui!
Ma andiamo allo studio: dopo aver indagato i fattori che influenzano il benessere, un team internazionale composto da esperti tedeschi e svizzeri ha portato avanti un’ampia ricerca coinvolgendo oltre 460.000 individui. Lo scopo? Analizzare come si trasforma il benessere soggettivo lungo l’arco della vita.
“Ci siamo concentrati sui cambiamenti in tre componenti centrali del benessere soggettivo: soddisfazione della vita, stati emotivi positivi e stati emotivi negativi”, ha dichiarato la prima autrice dello studio Susanne Bücker in una nota ufficiale.
Dai risultati emerge che la soddisfazione per la propria vita non segue un andamento lineare (eccolo, il pendolo): tende a calare tra i 9 e i 16 anni, per poi crescere costantemente fino ai 70, e infine decrescere di nuovo verso i 96 anni.
L’adolescenza d’altra parte è notoriamente un passaggio complicato, ricco di trasformazioni e insicurezze, ed è quindi naturale che coincida con un calo della soddisfazione. Lo stesso vale per la terza età, spesso segnata da problemi di salute e perdite affettive.
Diversa è invece la traiettoria degli stati emotivi positivi, i quali mostrano un calo graduale che inizia già intorno ai 9 anni e prosegue senza interruzioni fino alla vecchiaia, toccando anche i 94 anni (ancora una volta, pensate alle parole di Schopenhauer).
Per quanto riguarda le emozioni negative, la curva è più complessa: aumentano nei primi anni, tra i 9 e i 22, ma poi calano stabilmente durante la fase adulta, fino ai 60 anni, periodo dopo il quale tornano lentamente a intensificarsi.
Alla luce di tali fluttuazioni, appare chiaro che non esiste un momento universalmente “più felice” nella vita di una persona. Troppi fattori — biologici, sociali e ambientali — si intrecciano nel tempo, modificando continuamente il nostro senso di benessere e la nostra percezione di felicità (ché alla fine cos’altro è la felicità se non una nostra stessa rappresentazione).