La Sunshine Guilt colpisce gli adolescenti (e non solo) con ansia e rimorsi nei giorni di sole. Ecco cosa sapere e come affrontarla.
Oggi non c’è il sole intorno a me, cantava Neffa in un grande malinconico classico della metà degli anni ’90. E se il sole, intorno a noi, c’è ed abbonda? Cosa fare con quella sensazione che sicuramente ci stiamo perdendo qualcosa di imperdibile, vedendo il sole fuori dalla finestra? Innanzitutto, tirate un sospiro di sollievo: non siete gli unici che sentono la necessità di uscire, quando vedono il sole: lo scrivente attribuisce questa sua necessità alla pandemia e ai lockdown, gli studiosi ne parlano in altri termini – parlando di Sunshine Guilt.
La Sunshine Guilt (senso di colpa alla luce del sole) è un fenomeno che si sta diffondendo rapidamente, in particolare tra i giovani della Generazione Z. Si tratta di una forma di disagio simile alla FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di perdere qualcosa. In questo caso, si manifesta quando si rimane a casa in una giornata di sole, magari per riposare, ma ci si sente in colpa per non essere fuori a godere del bel tempo.
Questo stato di malessere nasce dal confronto tra il desiderio di rilassarsi e la pressione mentale di approfittare di ogni occasione per svolgere attività all’aperto, immaginando continuamente ciò che si potrebbe fare invece di vivere il momento presente.
La Sunshine Guilt può causare stati d’ansia, frustrazione e rimorso. Molti giovani si convincono che stiano sprecando opportunità uniche ogni volta che non riescono a sfruttare una giornata soleggiata. Questa sensazione è spesso amplificata dall’uso dei social media, dove immagini e video di amici e conoscenti che vivono momenti all’aperto sembrano suggerire che gli altri stiano “vivendo meglio” quella giornata (per lo scrivente la sensazione si manifesta anche non avendo social network da cui spiare le vite degli altri).
Il termine Sunshine Guilt è diventato virale nella primavera del 2024, quando la TikToker Renee Reina ha condiviso la sua esperienza personale sul fenomeno. In un video, ha raccontato:
“Fuori è una giornata bellissima (in modo anomalo), ma io sono stanca. Ora però sento la pressione di uscire, fare una passeggiata e godermi il bel clima finché dura. Non posso divertirmi stando a casa perché, adesso, tutto il tempo lo trascorro pensando che dovrei essere là fuori. Praticamente la mia giornata è rovinata”.
Questa testimonianza ha trovato eco in tantissimi giovani che si sono riconosciuti nelle sue parole, contribuendo alla diffusione del dibattito.
Il dialogo aperto è fondamentale per aiutare gli adolescenti a gestire la Sunshine Guilt. È importante che i genitori ascoltino le loro emozioni senza giudicare, spiegando che non c’è nulla di sbagliato nel voler riposare o nel dedicarsi ad altre attività anche quando il sole splende fuori (e se siete voi genitori, voi adulti, a sentire questo insolito senso di colpa legato al sole: ragionate con voi stessi negli stessi termini con cui ragionereste con un figlio adolescente – il fanciullino è dentro ognuno di noi).
Bisogna trasmettere il messaggio che il benessere personale conta più di ogni altra cosa e che non si perde nulla di irrimediabile rimanendo a casa: ci saranno sempre altre giornate di sole per godere delle attività all’aperto e in fondo basta aprire le finestre per far entrare la luce naturale per migliorare l’umore e far sentire il sole più vicino.
La chiave per superare la Sunshine Guilt è imparare a vivere il presente senza lasciarsi sopraffare dalle aspettative, trovando un equilibrio tra le proprie esigenze e il mondo esterno.
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